lo straniero in europa : figura dello straniero nella cultura europea, Persida Lazarević Di Giacomo,Dusica Torodovic, Editör, University of Belgrad, Belgrade, ss.147-160, 2020
La rappresentazione dello straniero può essere considerato un aspetto chiave nella percezione della società contemporanea; l’assunto è particolarmente valido per lo scrittore migrante, il quale, attraverso lo scambio e l’osservazione dell’Altro, riporta, mediante una personale esegesi della realtà, la propria trasformazione identitaria: le complesse dinamiche che soggiacciono alla motilità comportano infatti molteplici livelli interpretativi e la necessità per l’autore di indossare diverse maschere. Il presente saggio vuole esplorare la rappresentazione della ‘straniera’ e il senso di straniamento, fil rouge nel memoir familiare intitolato La straniera (2019) di Claudia Durastanti. L’autobiografia romanzata presenta la storia della famiglia Durastanti tra confini fisici e figurativi: da un lato, i limiti geografici con le migrazioni dall’Italia e i rimpatri, dall’altro i limiti esistenziali, i diversi codici linguistici e le modalità comunicative, tra mondi sonori e silenti – i genitori sono entrambi sordi e non hanno mai adottato la lingua dei segni – e le generazioni, nel rapporto madre-figlia. Codificando la quotidianità attraverso la sua percezione da ‘straniera’, Durastanti sviluppa un’interessante filosofia interpretativa rielaborando il concetto di disabilità, che si configura anch’essa come un’estraneità al corpo stesso, ma soprattutto l’idea dell’essere stranieri, che non si basa più sulla classica assenza di radici bensì sul suo opposto; è infatti l’eccesso di radici e di legami a offrire un punto d’osservazione privilegiato nella descrizione dello ‘straniero’.